La Svizzera ha recentemente introdotto una normativa innovativa che impone l’utilizzo e la pubblicazione di software open source nella pubblica amministrazione. Questa decisione rappresenta un importante passo avanti nella promozione della trasparenza e dell’efficienza nel settore pubblico.
La nuova legge, denominata “Legge federale sull’impiego di mezzi elettronici per l’adempimento dei compiti delle autorità” (LMeCA), è entrata in vigore nel 2023. L’articolo 9 di questa legge stabilisce che il codice sorgente del software sviluppato da o per conto delle autorità pubbliche deve essere reso pubblicamente accessibile, a meno che non sussistano motivi di sicurezza o diritti di terzi che lo impediscano.
Questa normativa è il risultato di un percorso iniziato anni fa. Nel 2005, la Confederazione Elvetica aveva già adottato una strategia per l’utilizzo di software open source nell’amministrazione federale. Nel 2017, il Consiglio federale ha deciso di rinnovare questa strategia, sostituendola con linee guida strategiche più aggiornate.
Il passaggio definitivo verso l’obbligo di open source è stato fortemente sostenuto da figure chiave come il Professor Dr. Matthias Stürmer, direttore dell’Istituto per la Trasformazione del Settore Pubblico presso l’Università di Scienze Applicate di Berna. Stürmer ha sottolineato come questa legge rappresenti una grande opportunità per il governo, l’industria IT e la società nel suo complesso.
La nuova normativa non si limita a richiedere la pubblicazione del codice sorgente, ma permette anche agli enti pubblici di offrire servizi aggiuntivi relativi al supporto, all’integrazione e alla sicurezza IT, purché questi servizi siano allineati con i compiti pubblici e offerti a un costo che copra le spese.
L’adozione di questa legge comporta diverse prospettive positive. Innanzitutto, il codice aperto permette uno scrutinio pubblico, aumentando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e garantendo una maggiore trasparenza. Inoltre, l’utilizzo di software open source può portare a significativi risparmi per la pubblica amministrazione, riducendo i costi. La condivisione del codice favorisce anche la collaborazione e l’innovazione tra diverse agenzie governative e con il settore privato. Infine, questa scelta riduce la dipendenza da fornitori di software proprietari, promuovendo la sovranità digitale e l’indipendenza tecnologica.
Tuttavia, l’implementazione di questa normativa non è priva di sfide. La pubblicazione del codice sorgente potrebbe teoricamente esporre vulnerabilità, richiedendo un’attenta gestione della sicurezza. Sarà inoltre necessario garantire standard elevati di qualità e documentazione per il software pubblicato. Il personale della pubblica amministrazione dovrà essere formato per lavorare efficacemente con software open source. Infine, potrebbero esserci resistenze interne all’adozione di nuovi sistemi e pratiche.
La Svizzera si pone così all’avanguardia in Europa nell’adozione di politiche di “public money, public code” (soldi pubblici, codice pubblico). Questa mossa potrebbe ispirare altri paesi a seguire l’esempio, promuovendo una maggiore apertura e collaborazione nel settore pubblico a livello internazionale. La nuova normativa svizzera sull’open source nella pubblica amministrazione rappresenta un importante passo verso una maggiore trasparenza, efficienza e innovazione nel settore pubblico. Nonostante le sfide che comporta, questa decisione ha il potenziale per trasformare significativamente il modo in cui il governo sviluppa e utilizza il software, con benefici a lungo termine per l’amministrazione e i cittadini.